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Conviene congelare il campione di latte prima dell’analisi batteriologica?

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L’analisi batteriologica è il sistema più semplicediffuso ed economico per poter determinare qual è il batterio che sta causando la mastite.

Affinché sia possibile ottenere informazioni utili da quest’analisi, è necessario che il prelievo di latte sia eseguito in condizioni di massima asepsi e che il campione sia conservato correttamente.

Come conservare il campione di latte?


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L’obiettivo di un buon programma di gestione della rimonta è quello di ottenere bovine che producano latte in gran quantità e di ottima qualità attraverso l’applicazione di ottime tecniche di allevamento dalla nascita della vitella fino al suo primo parto.

La mastite è considerata una tra le patologie più costose per l’allevamento della vacca da latte perché esita in importanti perdite di produzione e di reddito.

Quando si parla di mastite, il primo pensiero è certamente riferito alle bovine in lattazione e spesso le manze sono del tutto ignorate perché è comune considerare che le loro mammelle siano isolate dal mondo esterno grazie alla chiusura ermetica presente all’apice del capezzolo fino al momento della loro prima mungitura.

Secondo te la mastite può colpire anche le manze? Esiste anche per loro il rischio mastite?

Se non sei sicuro della tua risposta o se vuoi saperne di più, continua a leggere!


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La conta delle cellule somatiche (SCC) è uno dei migliori indicatori della qualità del latte. Le cellule somatiche sono cellule di difesa naturalmente presenti nel latte per combattere infezioni mammarie e il loro contenuto nel latte aumenta in presenza di mastite.

Perché ogni allevatore dovrebbe ridurre e mantenere basse le cellule somatiche del proprio latte?

Ecco 5 motivi per ridurre le cellule somatiche del latte:



Lo svezzamento del cane

Si tratta di un periodo di intense scoperte, un po’ come nei bambini: sia che si tratti di un cucciolo con la sua mamma, sia che si tratti di un trovatello allattato dai primi giorni di vita da un essere umano, questo processo richiede una certa gradualità.

Quando posso svezzare i cuccioli?

Lo svezzamento va introdotto gradualmente a partire dalla quarta settimana di vita; idealmente, si conclude almeno verso le 8 settimane, in modo che i cuccioli possano imparare tutto quello che serve dalla loro mamma.

Si propone un alimento di buona qualità, idealmente umido per iniziare, e si può addizionare ulteriormente con acqua tiepida, in modo che i cuccioli siano incoraggiati a mangiare; devono sempre e comunque avere dell’acqua fresca a disposizione.

La gradualità protegge i cuccioli da eventuali squilibri gastroenterici, e la madre da dolorosi ingorghi mammari (o addirittura mastiti) che possono insorgere se si dovesse procedere in maniera brusca.

E se mi sto occupando di un trovatello?

In questo caso, si procede con latte in polvere specifico (si reperisce facilmente nei negozi per animali o in farmacia) e lo svezzamento inizia alla stessa età, circa 4 settimane.

 

Perché tutta questa cautela?

Che si tratti di un cane di razza o meno, il tempo passato con la madre e coi fratelli è fondamentale per uno sviluppo equilibrato del carattere: è sempre meglio intervenire “in punta di piedi”, per non disturbare dei processi fondamentali, meravigliosamente naturali ed efficaci.

 


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06/Apr/2020


La mastite da E. coli può causare la morte di una bovina in meno di 24 ore.

Per saperne di più…

dedica 2 minuti alla lettura di questo articolo.

 

Escherichia coli è un batterio coliforme gram negativo che vive a livello intestinale ed è considerato un agente di mastite ambientale.

Come tutti i batteri gram negativi possiede una parete cellulare costituita da lipopolisaccaridi (LPS) che, in seguito alla lisi del batterio, vengono liberati e innescano una forte reazione immunitaria responsabile della sintomatologia clinica.

Come si presenta una mastite da E. coli?

La mastite da E. coli può presentarsi con diversa gravità e generalmente è di durata limitata perché spesso il sistema immunitario della bovina è in grado di eliminare con successo l’infezione. Per cui, episodi di mastite cronica sono eventi molto rari.

Nel caso di mastite clinica grave si può assistere a febbre, notevole calo della produzione lattea, anoressia e shock endotossico con la bovina a terra gravemente debilitata.

Come si effettua la diagnosi?

Così come altri patogeni, E. coli non si può identificare con la sola osservazione dei segni clinici ed è necessario eseguire l’esame batteriologico su campioni di latte prelevati in sterilità dai quarti interessati.

In che modo avviene l’infezione?

Essendo E. coli presente nell’ambiente in cui vivono le bovine, causa mastite quando i capezzoli sono esposti a un livello di carica batterica ambientale sufficientemente alto da causare infezione.

Trattamento

In caso di mastite lieve o moderata sarebbe necessario consultare il proprio veterinario per decidere se iniziare un trattamento, mentre in caso di mastite grave sarebbe opportuno adottare uno specifico protocollo terapeutico sviluppato con la collaborazione del veterinario.

Prevenzione delle mastiti da E.coli: occhio all’ambiente

L’obiettivo è la riduzione della carica batterica ambientale a cui sono esposti i capezzoli.

Per ottenere ciò è necessario garantire luoghi di riposo confortevoli e puliti ed evitare il sovraffollamento, soprattutto durante i periodi in cui le bovine sono esposte a stress termico.

Le bovine a maggiore rischio sono quelle fresche, quelle ad alta produzione e quelle in asciutta.

Infine, si potrebbe considerare l’impiego della vaccinazione in quanto consente di ridurre l’incidenza e la gravità delle mastiti causate da E. coli.

Ricapitolando…

  • E. coli è responsabile di mastiti di origine ambientale quando i capezzoli sono esposti a umidità, fango e letame.
  • La maggior parte delle mastiti da E. coli ha una durata breve e in molti casi si assiste a guarigione spontanea.
  • La decisione se trattare o meno mastiti cliniche lievi e moderate richiede il parere del proprio veterinario, mentre sarebbe opportuno adottare uno specifico protocollo terapeutico nel caso di mastiti cliniche gravi.
  • Per il controllo dell’infezione bisogna considerare semplicemente il principio di allevare le bovine in un ambiente asciutto, pulito e privo di stress.
  • La vaccinazione contribuisce alla riduzione dell’incidenza  e della gravità delle mastiti causate da E. coli.

Autore: Dr. Centonze Giovanni


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10/Feb/2020


Staphylococcus aureus è un agente patogeno contagioso ed è considerato uno dei più importanti agenti di mastite per il suo notevole impatto economico nell’allevamento di bovine da latte.

Infatti, è in grado di determinare profonde infezioni del tessuto mammario che spesso esitano in una notevole riduzione della produzione lattea.

Come si presenta una mastite da S. aureus?

La più comune tipologia di infezione è la mastite cronica subclinica, che richiede la valutazione della SCC per poter essere identificata.

Tuttavia, ciò che ne complica l’identificazione è l’andamento altalenante della SCC dovuto all’eliminazione intermittente del microrganismo.

Oltre a mastiti subcliniche, S. aureus può causare mastite clinica di entità variabile da lieve a grave e alcuni ceppi altamente patogeni possono occasionalmente causare mastiti gangrenose.

Fonti di infezione

S.aureus si comporta come un classico agente di mastite contagioso: si trasmette quando i capezzoli di bovine sane entrano in contatto con latte infetto che spesso origina da mammelle di bovine con mastite subclinica. Quindi uno dei momenti critici per la trasmissione è la mungitura.

Come si effettua la diagnosi?

La diagnosi eziologica avviene tramite l’esame batteriologico dei campioni di latte ottenuti da quarti con sospetta infezione.

Per una corretta crescita e identificazione del batterio sono necessari specifici terreni di coltura e appositi test che permettono di differenziare S. aureus da altri Stafilococchi.

Poiché l’eliminazione del microrganismo è intermittente, sono necessari campionamenti multipli in modo tale da evitare falsi negativi.

Trattamento

Nessuno dei casi di mastite da S.aureus guarisce spontaneamente.

Le percentuali di guarigione in seguito a trattamento antibiotico sono basse e per tale motivo risulta fondamentale consultare il proprio veterinario per decidere se iniziare o meno un trattamento.

Per le bovine che non rispondono al trattamento è opportuno considerare l’isolamento o la riforma.

Inoltre, è importante sottolineare che una bovina trattata va gestita con cautela perché potenzialmente contagiosa. Infatti, subito dopo il trattamento può esserci un rapido calo della SCC ma dopo alcuni mesi S. aureus può riprendere la crescita, determinando nuovamente il rialzo della SCC.

Prevenzione e controllo della mastite da S.aureus: 6 punti chiave

  • Implementazione del sistema di post-dipping e igiene della mungitura;
  • Utilizzo dell’antibiotico intramammario per ogni quarto di ogni bovina alla messa in asciutta con lo scopo di trattare le bovine con infezione subclinica identificate o trattate durante la lattazione;
  • Appropriato trattamento dei casi clinici. Necessario avere registro dei casi clinici e monitorare i risultati dei trattamenti;
  • Riforma delle bovine cronicamente infette per evitare che possano essere fonte di infezione per altre bovine.
  • Regolare manutenzione dell’impianto di mungitura;
  • Vaccinazione per ridurre incidenza e durata delle mastiti da S. aureus.

Ricapitolando…

  • S. aureus si trasmette mediante il contatto con latte infetto, pertanto, la mungitura è un momento critico per lo sviluppo di nuove infezioni.
  • Il trattamento è efficace solo in alcuni casi.
  • Il controllo delle mastiti da S. aureus si ottiene con successo prevenendo le nuove infezioni e riformando le bovine con infezione cronica.

Autore: Dr. Centonze Giovanni


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12/Dic/2019


A differenza della mastite subclinica, in corso di mastite clinica il latte appare alterato e ciò che si osserva è conseguente all’infezione e alla risposta del sistema immunitario.

Il latte mastitico non può essere destinato al consumo umano, per cui è importante riconoscere e identificare precocemente i casi di mastite affinchè il latte non idoneo venga scartato.

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E una volta riconosciuta?

Una volta identificata la mastite clinica, le viene assegnato un grado (1, 2, 3) basandosi sulla tipologia di segni clinici e viene effettuato il prelievo di latte in sterilità.

 

Classificazione mastite clinica:

(1) Lieve: latte alterato senza segni clinici

(2) Moderata: latte alterato e rigonfiamento della mammella o quarto interessato

(3) Grave: latte alterato, gonfiore della mammella e segni sistemici (febbre, anoressia, brusco calo di produzione)

Risultato immagini per mastitis milk cattle coli

 

Perché effettuare il prelievo di latte?

L’identificazione dell’agente eziologico permette di effettuare un trattamento mirato!

Anche se la mastite può essere causata da una moltitudine di batteri, questi possono determinare gli stessi segni clinici, spesso molto lievi.

Quindi per poter identificare l’agente patogeno è necessario effettuare un prelievo di latte in sterilità e sottoporlo all’esame batteriologico.

Risultato immagini per agar coli mastitis

 

E se non vengono rilevati batteri?

Quando analizzati campioni provenienti da bovine con alterazioni del latte, può non essere possibile rinvenire batteri.

Ciò non vuol dire che non ci siano batteri come causa dell’infezione ma è un segno di risposta immunitaria efficace che riduce il numero di batteri al di sotto del limite minimo di rilevamento.

Risultato immagini per agar no growt plates

Autore:  Dr. Centonze Giovanni





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