Quando una mastite può essere definita cronica?
Nel caso di mastiti subcliniche, quando una bovina presenta mastite subclinica (SCC >200.000 cellule/ml) per due o più mesi consecutivi nel corso della stessa lattazione.
Nel caso di mastiti cliniche, quando una bovina manifesta più di due episodi di mastite clinica nel corso della stessa lattazione.
Come individuare le bovine cronicamente infette?
Per identificare le bovine con mastiti croniche subcliniche è necessario consultare i valori individuali mensili della conta delle cellule somatiche.
Per individuare i casi cronici clinici bisogna accertarsi che tutti i casi di mastite clinica siano registrati!
Solo mediante la registrazione dei valori della SCC mensile e dei casi di mastite clinica si è in grado di gestire i casi cronici perché tutto parte dall’abilità nell’identificazione delle bovine ‘problema’.
Gestione delle bovine cronicamente infette
Nella realtà ci sono solo 6 opzioni gestionali:
- Trattamento;
- Isolamento della bovina. Questa continua a essere munta ma separatamente rispetto alle bovine sane per evitare il contagio;
- Messa in asciutta della bovina: per bovine in lattazione avanzata e impiegata per proteggere le altre bovine sane da infezioni;
- Messa in asciutta del singolo quarto cronicamente infetto;
- Mungitura separata del singolo quarto infetto con il quarter milker: evita il contatto con i capezzoli di altre bovine sane;
- Riforma.
Conviene trattare una mastite cronica?
Il trattamento non è mai conveniente per la risoluzione di mastiti croniche perché spesso presenta una bassa percentuale di successo e per tale motivo andrebbe effettuato solo in rare occasioni, consultando il proprio veterinario.
Quando riformare?
Mastiti croniche sostenute da Staphylococcus aureus o Mycoplasma bovis che non rispondono a trattamento non guariranno spontaneamente.
Inoltre, ci sono bovine che presentano caratteristiche per cui è sconsigliato effettuare il trattamento: bovine con più quarti cronicamente infetti, bovine con episodi multipli di mastite clinica, bovine con danni allo sfintere del capezzolo.
In tutte queste situazioni la riforma sarebbe la soluzione economicamente più vantaggiosa per la gestione della mandria.
Prevenire è meglio che curare!
Sebbene ci siano diverse opzioni per la gestione delle bovine cronicamente infette, nessuna è ideale perché ciascuna di queste comporta perdite per le bovine e/o per l’allevatore.
Per cui, quando si identificano mastiti croniche bisogna ricercare i punti critici di esposizione e capire come ridurre lo sviluppo di nuove infezioni croniche.
Identificazione dei punti critici per la riduzione del rischio
Il primo punto critico su cui focalizzarsi è sicuramente la mungitura. Infatti, quando un gruppo di mungitura è rimosso da bovine cronicamente infette e viene attaccato ai capezzoli di bovine sane si rischia la trasmissione di batteri. Quindi bisogna minimizzare questa evenienza.
Un altro punto critico su cui intervenire per ridurre la trasmissione di agenti patogeni è il sistema di post-dipping. Affinchè possa ritenersi efficiente, almeno il 75% della superficie cutanea del capezzolo dovrebbe essere ricoperta dal disinfettante al termine della mungitura.
Infine, bisognerebbe considerare anche una potenziale contaminazione ambientale, minimizzando l’esposizione dei capezzoli ai batteri nella zona di riposo.
Ricapitolando…
- È opportuno identificare le bovine cronicamente infette al fine di decidere il corretto approccio sulla base delle caratteristiche dell’agente patogeno e della bovina stessa.
- Per ridurre lo sviluppo di nuove mastiti croniche è opportuno agire sulla prevenzione, attuando specifici protocolli in collaborazione con il veterinario.
Autore: Dr. Centonze Giovanni