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Allergie stagionali nei cani e nei gatti: come riconoscerle e trattarle

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17/Mag/2024


Introduzione La primavera è una stagione meravigliosa, ma può essere un incubo per gli animali domestici che soffrono di allergie stagionali. Pollen, erba e altre allergeni possono causare una serie di sintomi fastidiosi per cani e gatti. Riconoscere i segni di un’allergia e sapere come trattarla può migliorare significativamente la qualità della vita del tuo animale.

Sintomi delle Allergie Stagionali Le allergie stagionali possono manifestarsi con diversi sintomi, tra cui:

  • Prurito e graffi eccessivi
  • Rossore e irritazione della pelle
  • Lacrimazione eccessiva e occhi arrossati
  • Starnuti frequenti
  • Secrezioni nasali
  • Otiti ricorrenti
  • Perdita di pelo e dermatiti

Se noti uno o più di questi sintomi nel tuo animale durante la primavera, potrebbe trattarsi di un’allergia stagionale.

Diagnosi delle Allergie Per diagnosticare un’allergia stagionale, il veterinario può eseguire una serie di test, tra cui esami del sangue, test cutanei o prove alimentari per escludere altre cause di allergia. È importante identificare con precisione l’allergene per poter adottare le misure correttive appropriate.

Trattamenti Disponibili Esistono vari trattamenti per alleviare i sintomi delle allergie stagionali nei cani e nei gatti. Questi includono:

  • Antistaminici: Possono ridurre il prurito e l’infiammazione.
  • Corticosteroidi: Utilizzati nei casi più gravi per controllare l’infiammazione e il prurito.
  • Immunoterapia: Consiste nell’esporre gradualmente l’animale all’allergene per ridurre la sensibilità.
  • Prodotti topici: Shampoo medicati e spray possono aiutare a lenire la pelle irritata.
  • Dieta ipoallergenica: Nei casi in cui l’allergia alimentare sia sospettata, una dieta speciale può aiutare.

Prevenzione e Cura Oltre ai trattamenti medici, ci sono alcune misure preventive che puoi adottare:

  • Mantieni la casa pulita e libera da polline e polvere.
  • Lava frequentemente il tuo animale per rimuovere allergeni dal pelo.
  • Utilizza purificatori d’aria per ridurre la quantità di allergeni nell’ambiente domestico.
  • Evita le passeggiate nei periodi di alta concentrazione di polline.

Conclusione Le allergie stagionali possono essere fastidiose, ma con la giusta diagnosi e trattamento, è possibile alleviare i sintomi e migliorare la qualità della vita del tuo animale. Osserva attentamente il comportamento del tuo cane o gatto durante la primavera e non esitare a consultare il veterinario se sospetti un’allergia.

Se il tuo animale domestico mostra sintomi di allergia stagionale, prenota una visita alla clinica di Traversetolo del Centro Veterinario San Martino. I nostri veterinari esperti ti aiuteranno a trovare la soluzione migliore per il benessere del tuo amico a quattro zampe.


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18/Apr/2024


Introduzione La primavera è una stagione di rinascita e rinnovamento, non solo per noi ma anche per i nostri animali domestici. Con il cambiamento delle temperature e l’aumento dell’attività all’aperto, è importante preparare adeguatamente il tuo cane o gatto per affrontare al meglio questa stagione.

Controlli Veterinari di Primavera Prima di iniziare la stagione primaverile, è consigliabile un controllo veterinario completo. Questo permette di identificare e trattare eventuali problemi di salute che potrebbero essere stati trascurati durante l’inverno. Il veterinario può anche aggiornare le vaccinazioni e controllare la presenza di parassiti.

Prevenzione dei Parassiti Con l’arrivo della primavera, aumenta il rischio di infestazioni da pulci e zecche. Questi parassiti non solo causano disagio al tuo animale, ma possono trasmettere malattie gravi. Utilizza prodotti antiparassitari raccomandati dal veterinario e controlla regolarmente il pelo del tuo animale per individuare eventuali parassiti.

Cura del Pelo La primavera è il periodo in cui molti animali domestici perdono il pelo invernale. Spazzolare regolarmente il tuo animale aiuta a rimuovere i peli morti e ridurre la formazione di nodi. Inoltre, una buona spazzolatura stimola la circolazione sanguigna e favorisce un mantello sano e lucido.

Attività all’Aperto La primavera è il momento ideale per aumentare l’attività fisica del tuo animale. Lunghe passeggiate, giochi al parco e sessioni di addestramento all’aperto aiutano a mantenere il tuo cane in forma e felice. Anche i gatti possono beneficiare di un maggiore tempo all’aperto, purché siano supervisionati e in un ambiente sicuro.

Allergie Primaverili Come noi, anche gli animali possono soffrire di allergie stagionali. I sintomi includono prurito, starnuti, lacrimazione e problemi cutanei. Se noti questi segni nel tuo animale, consulta il veterinario per una diagnosi e un trattamento adeguato.

Conclusione Preparare il tuo animale per la primavera richiede attenzione e cura, ma i benefici sono numerosi. Un animale sano e felice può godersi appieno la stagione e tutte le attività che essa offre.

Per una visita di controllo e consigli personalizzati sulla cura primaverile del tuo animale, prenota un appuntamento alla clinica di Traversetolo del Centro Veterinario San Martino. Assicurati che il tuo amico a quattro zampe sia pronto per godersi al meglio la primavera!


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15/Lug/2023

La salute degli occhi è fondamentale per il benessere generale dei nostri animali domestici. Gli occhi svolgono un ruolo cruciale nella vita quotidiana dei nostri amici pelosi, consentendo loro di esplorare il mondo circostante. Purtroppo, molte persone sottovalutano l’importanza delle visite oftalmologiche di routine per i loro animali domestici. In questo articolo, esploreremo perché le visite oftalmologiche regolari sono essenziali per la salute visiva dei tuoi animali domestici.

Prevenzione e Riconoscimento Precoce: Le visite oftalmologiche di routine consentono di prevenire e riconoscere precocemente i problemi oculari. Molte condizioni oculari, come la congiuntivite, il glaucoma, la cataratta e le malattie ereditarie, possono essere gestite in modo efficace se rilevate in fase iniziale. I veterinari esperti in oftalmologia, come la Dr.ssa Nicole Binacchi presso il Centro Veterinario San Martino, possono identificare segni subdoli di problemi oculari che potresti non notare.

Monitoraggio della Salute Oculare: Le visite oftalmologiche regolari permettono di monitorare la salute oculare nel tempo. Questo è particolarmente importante per gli animali domestici più anziani, poiché le condizioni oculari possono svilupparsi con l’età. Il monitoraggio costante consente di apportare modifiche al trattamento o alla gestione della salute degli occhi in base alle esigenze specifiche del tuo animale domestico.

Prevenzione delle Malattie Oculari: Alcune condizioni oculari, come la cataratta o il glaucoma, possono essere influenzate da fattori genetici o da altre condizioni mediche sottostanti. Le visite oftalmologiche di routine possono contribuire a identificare il rischio di sviluppare queste condizioni e adottare misure preventive. Ad esempio, il veterinario può consigliare una dieta specifica o misure di protezione per gli occhi, come occhiali da sole per animali domestici.

Consigli per la Cura Oculare a Casa: Durante le visite oftalmologiche, puoi ricevere preziosi consigli per la cura degli occhi del tuo animale domestico a casa. Questi suggerimenti possono includere istruzioni su come pulire gli occhi in modo sicuro, come somministrare farmaci oculari se necessario e come proteggere gli occhi dell’animale da agenti irritanti.

In conclusione, le visite oftalmologiche di routine sono un componente essenziale della salute complessiva dei tuoi animali domestici. Non trascurare la salute degli occhi del tuo amico peloso. Programma visite regolari con un veterinario esperto in oftalmologia per garantire che i loro occhi rimangano sani e che possano continuare a esplorare il mondo con chiarezza e gioia. La salute degli occhi dei tuoi animali domestici è una priorità per noi al Centro Veterinario San Martino, dove la Dr.ssa Nicole Binacchi è pronta ad aiutarti a prenderti cura dei loro occhi con la massima attenzione e competenza.


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15/Nov/2022


Non è facile capire quando il proprio animale soffre di problemi del cavo orale, per questo è importante che il proprietario si abitui ad ispezionarne spesso la bocca e a non sottovalutare i sintomi riconducibili a problemi dentali:

  • alitosi
  • aumento della salivazione
  • difficoltà nella masticazione
  • calo dell’appetito

Quali sono i fattori predisponenti alle patologie del cavo orale?

I disturbi dentali compaiono quando i batteri, normalmente presenti nel cavo orale, aderiscono alla superficie del dente formando la placca, una patina maleodorante e appiccicosa che attira e permette l’adesione di piccole particelle di cibo. 

Se nel tempo non viene rimossa, la placca cristallizza e si indurisce fino a diventare tartaro, un deposito marrone, duro e ruvido che ricopre il dente. 

I batteri presenti nella placca possono causare non solo grave infiammazione e retrazione della gengiva, ma anche coinvolgimento delle strutture annesse (legamenti e osso) provocando infezione profonda e dolore, fino alla caduta del dente stesso.

Tra tutti, i cani di taglia piccola e i soggetti anziani sono indubbiamente le categorie più colpite.

Fattori che influenzano la formazione di placca e tartaro:

  • ridotta masticazione
  • dieta ricca di carboidrati
  • composizione individuale della saliva
  • malocclusione dentale
  • scarsa (o assente) igiene dentale

Come migliorare l’igiene orale di cani e gatti?

Quello che non tutti sanno è che la placca può essere rimossa a casa dal proprietario, tramite appositi strumenti studiati per l’igiene orale dei nostri animali. Quando sui denti si è già depositato il tartaro purtroppo per eliminarlo sarà invece necessario un intervento di detartrasi da parte del veterinario.

L’igiene orale di cane e gatto può essere migliorata inserendo nella loro routine quotidiana alcuni accorgimenti:

Snack dentali

Nei negozi specializzati e nei supermercati sono commercializzati numerosi stick masticabili che hanno la funzione di prevenire e ridurre la formazione del tartaro. Questi snack, ovviamente, apportano energia e nutrienti e sono da concedere con moderazione, ricordandosi che non fanno i miracoli…

Giocattoli da masticare

Esistono giocattoli in gomma creati proprio per pulire i denti e massaggiare le gengive di cane e gatto. Per i cuccioli sarà opportuno scegliere giochi della giusta dimensione e di una gomma più morbida.

Spazzolino e dentifricio (per cani e gatti)

L’impiego dello spazzolino è la scelta ideale per la rimozione della placca, ma spesso l’animale non lo tollera perché non accetta la manipolazione di bocca e denti. Per questo è importante abituarli a questa pratica fin dai primi mesi di vita. Nei negozi specializzati per animali si possono acquistare sia spazzolini che dentifrici specifici per cani e gatti. I dentifrici sono naturalmente commestibili e sono insaporiti con aromi da loro graditi.

Errori da evitare:

Pane secco

La farina presente nel pane è costituita dall’insieme di numerose unità di zuccheri che diventano fonte di nutrimento per i batteri che formano la placca. Appena il pane secco viene addentato si impregna di saliva e, ammorbidendosi, aderisce ai denti e si insinua negli spazi interdentali, rimanendo a disposizione dei batteri presenti nel biofilm che forma la placca, favorendone la proliferazione.

Ossa

Alcuni proprietari per pulire i denti e rinforzare la masticazione somministrano al cane ossa crude. Frantumandosi, l’osso può formare pericolose schegge in grado di incastrarsi, danneggiare e perforare qualsiasi tratto dell’apparato gastroenterico (tutte le ossa possono formare schegge, non solo quelle di pollo). Inoltre, l’ingestione di ossa può essere causa di pericolose costipazioni intestinali. Una buona alternativa è rappresentata dal corno di cervo, che svolge la medesima azione meccanica ma con un consumo molto più lento.

Dentifricio alla menta

Si consiglia di evitare il dentifricio ad “uso umano”, che può contenere sostanze tossiche per cani e gatti (come xilitolo e fluoro) ed ha un sapore da loro generalmente molto poco apprezzato.


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10/Mag/2022

DISLOCAZIONE DELL’ABOMASO: COSA E’ E COSA FARE?

 

La dislocazione dell’abomaso è una patologia abbastanza comune negli allevamenti di bovine da latte: ma cos’è? Come riconoscerla? Come si può prevenire?

Il meccanismo che da origine a questa affezione è l’accumulo di gas all’interno dell’abomaso, lo stomaco ghiandolare, che ne causa un aumento di volume di grado diverso, a seconda della quantità di gas presente, e un conseguente spostamento, o dislocazione.

La dislocazione può avvenire a destra o a sinistra. 

La dislocazione a destra è un URGENZA CLINICA, il cui sospetto deve essere TEMPESTIVAMENTE SEGNALATO.

La dislocazione a sinistra, che approfondiremo in seguito, va comunque a rendere necessaria la visita clinica da parte di un Medico Veterinario, anche se il carattere di urgenza è variabile, poiché la quantità di gas all’interno dell’abomaso può cambiare nel decorso della malattia, causando talvolta una sintomatologia mutevole e diversa dall’ordinario.

 

Come riconoscere la dislocazione?

 

I sintomi più frequentemente riportati sono:

  • calo di appetito, fino all’anoressia: l’animale tende anche ad evitare i concentrati, talvolta.
  • brusco calo di produzione lattea.
  • calo dell’attività dell’animale e della ruminazione
  • presenza di poche feci malformate, o in alcuni casi assenza delle stesse
  • perdita di condizione corporea

E’ più frequente nelle prime 2-3 settimane post-parto, ma può presentarsi anche in animali gravidi o che non hanno mai partorito.

 

Cosa causa l’insorgenza di questa malattia?

 

Esistono molti studi a riguardo delle cause di questa, più o meno recenti, che individuano correlazioni con:

  • elevata produzione lattea
  • struttura corporea grande
  • intensificazione dell’alimentazione (aumento dei concentrati a spese della parte fibrosa)
  • errori nella formulazione della razione nel periodo di transizione
  • ingrassamento eccessivo nel periodo di asciutta
  • predisposizione genetica
  • condizioni stressanti e patologie concomitanti

Chiaramente, alcune di queste, come la predisposizione genetica, non si possono prevenire, ma si può intervenire per minimizzare il rischio su tutte le altre, rendendo indispensabile l’intervento di un esperto.

 

ATTENZIONE

La terapia è spesso chirurgica, ed è indispensabile una visita clinica.


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06/Apr/2022

Neospora nell’allevamento di bovine da latte: cosa fare?

La Neosporosi è una malattia parassitaria sostenuta dal protozoo Neospora caninum e rappresenta una delle più importanti cause di aborto e natimortalità nell’allevamento bovino.

È stato stimato che le bovine sieropositive abbiano mediamente un rischio di aborto da 2 a 3,5 volte maggiore rispetto a vacche sieronegative, inoltre un animale sieropositivo che ha abortito ha un elevato rischio di abortire nuovamente ( (Haddad, 2005); (Reichel, 2014)).

Il ciclo vitale del parassita prevede la necessità di un ospite definitivo (che poi lo “spargerà” nell’ambiente”) e di ospiti intermedi, che consentono una replicazione.

Il ciclo biologico del parassita è rappresentato nell’immagine.

I cani e altri canidi, che rappresentano l’ospite definitivo, si infettano ingerendo i tachizoiti o i bradizoiti presenti nei tessuti degli ospiti intermedi, come il feto e gli invogli fetali  (Dijkstra, 2001)

L’infezione del bovino può avvenire per via orizzontale (ingestione di oocisti tramite l’alimento o l’acqua contaminati) o per via verticale (trasmissione transplacentare dalla madre al feto).

FORMA CLINICA

Si manifesta nel bovino adulto con aborti e natimortalità.

L’aborto può avvenire in qualunque momento della gravidanza, dai 3 mesi al termine, ma più spesso si manifesta tra il 5° e il 7° mese. Gli aborti possono essere ripetuti o isolati.

A seconda dello stato di avanzamento della gravidanza, il feto può morire in utero ed essere riassorbito, essere mummificato o andare in autolisi. Si può palesare natimortalità, talvolta i vitelli possono nascere disvitali, o in rari casi possono manifestare sintomi neurologici. I segni clinici che si possono osservare in vitelli infettati sono prevalentemente di tipo neurologico, con flessione o iperestensione degli arti, diminuzione del riflesso patellare, esoftalmo e, più raramente, idrocefalo. Oppure i segni possono essere più aspecifici: debolezza, peso inferiore alla media, scarsa vitalità. Infine, il vitello può nascere apparentemente sano ma cronicamente infetto.

PERCHE’ HAI LA Neospora NEL TUO ALLEVAMENTO?

L’infezione può giungere in allevamento nei seguenti modi:

  1. Emissione di oocisti da parte di cani infettati:

È necessario prevenire il rischio di infezione nel cane evitando l’accesso alle zone parto e quindi l’ingestione delle placente di bovine infette.

  1. Introduzione in azienda di una o più bovine infette e trasmissione verticale

È possibile introdurre l’infezione in allevamento con l’acquisto di animali, che potranno infettare a loro volta la prole per via verticale o contagiare il cane aziendale al momento del parto o dell’aborto, se questo ha accesso alla zona parto.

  1. Contaminazione dell’acqua di abbeverata o introduzione di alimento contaminato

Non c’è modo di garantire che l’alimento acquistato sia indenne da contaminazione. Questo pertanto resta il fattore più critico per il controllo dell’infezione in allevamento.

  1. Contaminazione del pascolo

La contaminazione del pascolo può avvenire da parte di cani vaganti, lupi (le volpi, ad oggi, sono soltanto sospette). Il pascolo promiscuo con altri bovini non costituisce un fattore di rischio.

COME SI EFFETTUA LA DIAGNOSI?

Le capacità diagnostiche per la neosporosi bovina si basano attualmente sulla diagnosi diretta di infezione nel feto abortito e sulla diagnosi indiretta nell’animale adulto.

Si possono eseguire prove sul sangue prelevato capo per capo e sui feti abortiti.

Per eseguire indagini sui BOVINI, è consigliato:

  • test sierologici su latte di massa
  • test individuali da siero di sangue su tutto l’effettivo o su un campione statisticamente rappresentativo di animali
  • è possibile richiedere la diagnosi di infezione da Neospora, così come quella di screening per la paratubercolosi bovina, direttamente ai controllori dell’associazione allevatori, al momento del prelievo dei campioni.

Per eseguire indagini sui CANI, è consigliato:

  • esame sierologico con metodo ELISA, che ha una buona attendibilità diagnostica

COME TOLGO LA Neospora DALL’ALLEVAMENTO?

Si ritiene che le migliori misure di biosicurezza siano rappresentate da:

  • rimonta interna
  • istituzione di barriere fisiche che impediscano il contatto tra cani, alimenti per le bovine e le bovine stesse, soprattutto al momento del parto

Sarebbe necessario eseguire un test sierologico individuale (ELISA) su tutti gli animali introdotti in allevamento e introdurre solo animali sieronegativi.

Se la tua azienda risulta avere animali infetti, sono suggeriti i seguenti passaggi:

  • Eseguire un esame sierologico dell’intera mandria una volta all’anno
  • Riforma immediata degli animali sieropositivi, che hanno anche altre patologie o che sono scarsamente produttivi,
  • Eliminare le vacche sieropositive (non fecondare con tori da rimonta, ma piuttosto incroci industriali con tori da carne),
  • Non utilizzare manzette sieropositive per la rimonta
  • Controllare le altre possibili infezioni intercorrenti (BVDV, IBRV, Paratubercolosi, Febbre Q, Clamidiosi, Leptospirosi, etc. al fine di ridurre la sintomatologia abortiva.

 

Confrontati con il tuo Veterinario di fiducia a riguardo.

Se vuoi approfondire l’argomento o non ti è chiaro qualcosa, guarda questo video!

 

Fonte principale:

https://www.izsvenezie.it/documenti/comunicazione/materiale-editoriale/2-manuali/veterinaria/lg-vet5-neosporosi.pdf

Bibliografia

Dijkstra, T. E. (2001). Dogs shed Neospora caninum oocysts after ingestion of naturally infected bovine placenta but not after ingestion of colostrum spiked with Neospora caninum tachyzoites. International Journal for Parasitology, 747-752.

Haddad, J. P. (2005). A review of Neospora caninum in dairy and beef cattle—a Canadian perspective. . The Canadian Veterinary Journal, 46(3) – 230.

Reichel, M. P.-M. (2014). Control options for Neospora caninum–is there anything new or are we going backwards? Parasitology, 1455-1470.

 

 

 


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10/Mar/2022

La “Rinotracheite infettiva del bovino”, nota con l’acronimo IBR, è una malattia dei bovini causata da un virus (BoHV-1)

Chi colpisce l’IBR?

Non solo il bovino!

Anche bufali, bisonti, ovini, caprini, suini e diversi selvatici.

Non è pericoloso per l’uomo.

Perché è pericoloso?

Il virus che causa questa malattia ha una caratteristica particolare: si “annida” nell’organismo, e “viene fuori” quando l’animale è stressato o immunodepresso. 

Questa peculiarità si chiama latenza

In pratica, il comportamento è simile alla varicella umana, che in particolari condizioni, può manifestarsi come Fuoco di Sant’Antonio.

Le condizioni che favoriscono la ricomparsa dei sintomi possono essere, ad esempio, la concomitanza con altre patologie, il trasporto, cambi di alimentazione.

Perché è nell’interesse dell’allevatore controllare l’infezione?

Questa malattia può causare ingenti perdite economiche, dovute a mortalità, grave affezione dello stato generale dell’animale, aborti.

Come riconosco l’IBR?

Vi sono due forme cliniche principali: una respiratoria, ed una genitale.

  • Per la respiratoria si rilevano febbre, tosse, scolo nasale, congiuntivite, brusco calo della produzione lattea, aborto o infertilità.
  • Per la forma genitale, invece, causa la comparsa di pustole biancastre sulla vulva o sul pene, a seconda del sesso.

Generalmente, l’aborto avviene tra il quinto ed il settimo mese di gravidanza.

Come faccio a sapere se c’è nella mia stalla?

Per prima cosa, è indispensabile il parere del veterinario di fiducia.

Si può cercare direttamente il virus su animali sintomatici o sul feto abortito, oppure si può provare il “passaggio” del virus attraverso la ricerca di anticorpi specifici.

Saranno positivi alla ricerca di anticorpi gli animali che sono stati infettati, i vaccinati, e i vitelli fino ai 6 mesi di età che hanno assunto il colostro della madre positiva o vaccinata.

Con alcuni vaccini si può distinguere tra animali che sono stati infettati e vaccinati.

Come faccio a sconfiggere l’IBR?

Prevenire è meglio che curare. 

Limitare al minimo indispensabile gli acquisti e le movimentazioni di animali. Meglio evitare del tutto di “portare” il virus in stalla.

Se non c’è circolazione virale in stalla, quindi è sieronegativa, attenersi a più rigorosi standard di biosicurezza (non comprare animali se non necessario, e se capita di doverne comprare, preferire animali provenienti da stalle di allevatori sieronegative a basso rischio o indenni). 

Se la stalla è sieropositiva, controllare e minimizzare sempre l’acquisto di animali, vaccinare (meglio con vaccino marker) a tappeto (NOTA BENE: leggere con MOLTA ATTENZIONE il libretto illustrativo dei vaccini. Fare affidamento al veterinario di fiducia). 

Mettere come criterio di decisione di riforma la sieropositività (da virus e non da vaccino) per la riforma (es: devo scegliere chi riformare tra due animali, se uno è positivo a virus o anticorpi contro lo stesso non derivanti da vaccino, gli do la priorità).

Riassumendo:

Hai comprato animali, hai problemi di fertilità, e sono presenti casi di positività a prove antigeniche (virus) o sierologiche (anticorpi)?

  • Controllo sierologico (Sieroneutralizzazione virale / test ELISA) su tutti gli animali di nuova introduzione ed isolamento/eliminazione dei soggetti infetti
  • Quarantena per i soggetti di nuova introduzione con due controlli sierologici a distanza almeno di 3 settimane
  • Impiego di vaccini marker (deleti gE negativi), inattivati o vivi attenuati, sulla base dello stato sanitario dell’allevamento 
  • Controllo dei maschi adibiti alla fecondazione (toro se presente in mandria)
  • Profilassi igienico-sanitaria ed applicazione di adeguate misure di biosicurezza per ridurre il rischio di introduzione/persistenza/diffusione del virus in allevamento

 

Se ancora hai dei dubbi a riguardo, guarda il video qui sotto!


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I vaccini sono una delle più potenti armi a nostra disposizione per proteggere gli animali dalle malattie infettive. Sono facili da somministrare, poco costosi e permettono di tenere sotto controllo alcuni rischi concreti, in quanto spesso le malattie infettive, soprattutto nei soggetti giovani o debilitati, possono portare a morte. Non bisogna però pensare che proteggano al 100%: si tratta di un ottimo, ma non infallibile, scudo. Ma vale la pena affrontare i patogeni senza averlo? La nostra risposta è no.

Riguardo ai vaccini si sono formulate sempre più domande: servono davvero? funzionano? e se il mio gatto vive in casa e non incontra altri gatti? e se il mio animale è sotto terapia immunosoppressiva? e se ha avuto una brutta reazione l’ultima volta? ma è fondamentale vaccinare per la leptospirosi nel cane o per la leucemia felina (FeLV) nel gatto? A queste ed altre domande cercheremo di dare risposta al fine di diradare i vostri dubbi più comuni.

Innanzitutto, perché vaccinarli?

La probabilità che il nostro amico a quattro zampe incontri una delle malattie infettive per cui al giorno d’oggi si consiglia di vaccinare è variabile: il punto è che, a fronte di un’incognita di percorso (incrocieremo davvero questo patogeno?), la sicurezza data dalla vaccinazione è qualcosa da non sottovalutare.

In base a cosa si prende questa decisione?

Idealmente si parla con il veterinario, che conosce l’andamento delle varie malattie infettive sul territorio in cui lavora. Saprà consigliarvi quali vaccinazioni fare in funzione dello stile di vita del vostro animale (vive in casa, frequenta altri animali) e delle sue condizioni di salute.

Quali sono le malattie per cui si vaccina?

Nel cane sono:

  • cimurro
  • epatite infettive
  • parvovirosi
  • leptospirosi
  • tracheobronchite infettiva (tosse dei canili)
  • rabbia

Nel gatto sono:

  • calivirosi
  • herpesvirosi
  • panleucopenia
  • leucemia felina
  • rabbia

Come funziona la vaccinazione?

Si inocula sottocute (ma esistono anche vaccini somministrati in altro modo) il principio attivo (una piccola porzione del patogeno, oppure il patogeno reso innocuo) e un adiuvante (che favorisce l’incontro e la buona reazione del sistema immunitario). A questo punto, è necessario un richiamo entro una ventina di giorni in modo da creare il cosiddetto effetto booster: il sistema immunitario ha memoria e ora conosce nome e cognome del patogeno e come combatterlo.

Ogni quanto bisogna vaccinare?

Dipende. Alcuni vaccini hanno cadenza annuale, altri si fanno ogni 3 anni circa; è anche possibile effettuare un test del titolo anticorpale, ovvero una misura della memoria immunitaria per un singolo patogeno: a volte è utile per non vaccinare ripetutamente un animale che per vari motivi di salute è meglio tenere “a riposo”.

Quando bisogna partire?

L’immunità materna protegge i cuccioli fino a circa 8-12 settimane, talvolta anche di più. Non c’è una data calcolabile matematicamente: per questo motivo i cuccioli andrebbero vaccinati dalle 8 settimane di vita con almeno un richiamo, idealmente due a distanza ciascuno di una ventina di giorni, per poi arrivare al booster dell’anno. In questo modo siamo certi che se il primo richiamo è stato “bypassato” dall’immunità materna (in grado di proteggere dal patogeno ma anche dal finto patogeno del vaccino) il secondo farà il suo lavoro protettivo.

Il mio animale è anziano: devo proprio vaccinarlo?

Dipende. Uno stile di vita casalingo, con pochi rischi, a fronte di una vita passata di regolari vaccinazioni, può non essere un problema: in questo caso può essere indicato fare il titolo anticorpale e valutare se sottoporre l’animale anziano a ulteriori vaccinazioni oppure no.
Se tuttavia l’animale esce ed è contatto con altri allora la vaccinazione regolare rimane raccomandata.

 

Per ulteriori informazioni, trovate qui sotto dei piccoli approfondimenti sull’argomento:

Cane: quali vaccinazioni e quando?

Gatto: quali vaccinazioni e quando?

Le 5 cose da sapere sui vaccini

 


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Nel gatto, come nel cane, le vaccinazioni non sono obbligatorie ma caldamente consigliate. Per quanto riguarda gli spostamenti dentro e fuori dal paese invece la vaccinazione contro la rabbia è obbligatoria.

Le vaccinazioni consigliate sono le seguenti:

  • calicivirosi
  • herpesvrosi
  • panleucopenia felina

Un grosso scoglio per quanto riguarda i gatti che hanno la possibilità di entrare e uscire liberamente di casa è l’alta possibilità di incontrare due importanti virus che sono il virus dell’immunodeficienza felina (FIV) e il virus della leucemia felina (FeLV).

Per quanto riguarda la FIV ad oggi purtroppo non esiste vaccinazione efficace, tuttavia se si decide di accogliere il gatto esclusivamente in casa e di proteggerlo dalle più banali infezioni è probabile che possa avere una vita lunga e in salute.

Non si può dire la stessa cosa del gatto che si ammala di FeLV: la leucemia felina è causata da un virus che causa rapido e grave deperimento dell’animale fino alla morte dovuto a forme tumorali o leucemiche che induce. Abbiamo però a disposizione per quanto riguarda la FeLV un vaccino a cadenza annuale e se il gatto esce di casa è assolutamente consigliato.

 


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Sulla linea di pensiero del “prevenire è meglio che curare”, vi invito ad affacciarvi al mondo della medicina preventiva. Si tratta di essere proattivi, e non passivi, nei confronti della salute. Salva tutti i pazienti? Assolutamente no. E allora che senso ha? A me, medico veterinario, basta che ne salvi qualcuno.

Lo sappiamo bene: non abbiamo la capacità divina di impedire la diffusione e l’evoluzione degli stati morbosi, eppure qualche strumento ce l’abbiamo. E ve lo proponiamo, nero su bianco: far controllare periodicamente il vostro amico a quattro zampe permette di mettere in evidenza eventuali sintomi che magari a voi sfuggono: che si tratti di un esame del sangue o di un dettaglio messo in luce durante la raccolta dell’anamnesi (“ultimamente beve come un matto, ho pensato che magari ha solamente tanta sete?”), potrebbe essere un’informazione chiave che se raccolta dal medico veterinario allunga l’aspettativa di vita dell’animale.

Ci sono una serie di controlli periodici che si rivelano utili in questo senso: il primo di tutti è una visita clinica normale, eventualmente corredata di esami ematobiochimici di base.

Ci sono poi fattori come età, predisposizione di razza, presenza di sintomi clinici compatibili con un cane dall’aspetto sano, che concorrono a identificare il paziente che necessita di uno studio più approfondito.

Quando diventa importante richiedere, ad esempio, una visita cardiologica?

Trovate qualche informazione in più a questi link:





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