Telefono0521 841900H24 Emergenze +39 331 9145483H24 Emergenze Buiatria+39 349 6052345info@cvsm.net

Benvenuto cucciolo: il microchip

61LNiYGQeyL._AC_SL1001_.jpg

Il microchip è il metodo di identificazione che accompagna il cane tutta la vita.

CHE COS’E’

Si tratta di un piccolo dispositivo elettronico e viene inserito sul lato sinistro del collo a livello del sottocute ed esclusivamente dal medico veterinario. Dopodiché con l’aiuto di un lettore il cane verrà riconosciuto grazie a un codice univoco emesso dal microchip.

Non è sufficiente il microchip a identificare l’animale, il medico veterinario deve fare anche l’iscrizione all’anagrafe canina inserendo i dati del cane e del proprietario.

A COSA SERVE?

Il microchip permette di ritrovare un animale perso o rubato, e ci fornisce una stima della popolazione canina sul territorio. Al momento è fondamentale anche per la cessione dei farmaci tramite ricetta elettronica.

QUANDO?

Il proprietario (o l’allevatore che ne fa le veci prima di venderlo) deve provvedere entro trenta giorni dalla nascita o entro quindici giorni dal momento in cui ne entra in possesso e comunque prima della sua cessione.

Bisogna inoltre comunicare eventuali cambi di residenza, passaggi di proprietà così come la morte dell’animale all’ASL di competenza territoriale.

E’ DOLOROSO?

Si inserisce con un ago apposito, non è più doloroso di altre punture: alcuni cuccioli piangono sul momento e altri non se ne accorgono nemmeno. Esprimete il vostro timore al veterinario che vi spiegherà passo passo cosa succederà.

 

Per saperne di più:

http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=209&area=cani&menu=anagrafe&tab=2

Ecco un breve video dimostrativo:

 


ohio-114092-1200x800.jpg
13/Apr/2021


Quando una mastite può essere definita cronica?

Nel caso di mastiti subcliniche, quando una bovina presenta mastite subclinica (SCC >200.000 cellule/ml) per due o più mesi consecutivi nel corso della stessa lattazione.

Nel caso di mastiti cliniche, quando una bovina manifesta più di due episodi di mastite clinica nel corso della stessa lattazione.

Come individuare le bovine cronicamente infette?

Per identificare le bovine con mastiti croniche subcliniche è necessario consultare i valori individuali mensili della conta delle cellule somatiche.

Per individuare i casi cronici clinici bisogna accertarsi che tutti i casi di mastite clinica siano registrati!

Solo mediante la registrazione dei valori della SCC mensile e dei casi di mastite clinica si è in grado di gestire i casi cronici perché tutto parte dall’abilità nell’identificazione delle bovine ‘problema’.

Gestione delle bovine cronicamente infette

Nella realtà ci sono solo 6 opzioni gestionali:

  • Trattamento;
  • Isolamento della bovina. Questa continua a essere munta ma separatamente rispetto alle bovine sane per evitare il contagio;
  • Messa in asciutta della bovina: per bovine in lattazione avanzata e impiegata per proteggere le altre bovine sane da infezioni;
  • Messa in asciutta del singolo quarto cronicamente infetto;
  • Mungitura separata del singolo quarto infetto con il quarter milker: evita il contatto con i capezzoli di altre bovine sane;
  • Riforma.

Conviene trattare una mastite cronica?

Il trattamento non è mai conveniente per la risoluzione di mastiti croniche perché spesso presenta una bassa percentuale di successo e per tale motivo andrebbe effettuato solo in rare occasioni, consultando il proprio veterinario.

Quando riformare?

Mastiti croniche sostenute da Staphylococcus aureus o Mycoplasma bovis che non rispondono a trattamento non guariranno spontaneamente.

Inoltre, ci sono bovine che presentano caratteristiche per cui è sconsigliato effettuare il trattamento: bovine con più quarti cronicamente infetti, bovine con episodi multipli di mastite clinica, bovine con danni allo sfintere del capezzolo.

In tutte queste situazioni la riforma sarebbe la soluzione economicamente più vantaggiosa per la gestione della mandria.

Prevenire è meglio che curare!

Sebbene ci siano diverse opzioni per la gestione delle bovine cronicamente infette, nessuna è ideale perché ciascuna di queste comporta perdite per le bovine e/o per l’allevatore.

Per cui, quando si identificano mastiti croniche bisogna ricercare i punti critici di esposizione e capire come ridurre lo sviluppo di nuove infezioni croniche.

Identificazione dei punti critici per la riduzione del rischio

Il primo punto critico su cui focalizzarsi è sicuramente la mungitura. Infatti, quando un gruppo di mungitura è rimosso da bovine cronicamente infette e viene attaccato ai capezzoli di bovine sane si rischia la trasmissione di batteri. Quindi bisogna minimizzare questa evenienza.

Un altro punto critico su cui intervenire per ridurre la trasmissione di agenti patogeni è il sistema di post-dipping. Affinchè possa ritenersi efficiente, almeno il 75% della superficie cutanea del capezzolo dovrebbe essere ricoperta dal disinfettante al termine della mungitura.

Infine, bisognerebbe considerare anche una potenziale contaminazione ambientale, minimizzando l’esposizione dei capezzoli ai batteri nella zona di riposo.

 Ricapitolando…

  • È opportuno identificare le bovine cronicamente infette al fine di decidere il corretto approccio sulla base delle caratteristiche dell’agente patogeno e della bovina stessa.
  • Per ridurre lo sviluppo di nuove mastiti croniche è opportuno agire sulla prevenzione, attuando specifici protocolli in collaborazione con il veterinario.

Autore: Dr. Centonze Giovanni


Progetto-senza-titolo-34-1200x675.png
12/Apr/2021

Cos’è la BVD?

La diarrea virale bovina (BVD) è una malattia infettiva causata da un virus a RNA identificato con l’acronimo BVDV.

Perché conoscerla?

Influisce negativamente su diversi apparati/sistemi, con particolare riferimento alla sfera riproduttiva ed a quella immunitaria.

Come agisce la BVD?

Il virus BVDV infetta tipicamente il bovino, e ha il suo “serbatoio” in soggetti immunotolleranti, infetti in modo persistente, soggetti che rilasciano grandi quantità di virus e possono essere pericolosi per la redditività aziendale.

Se l’infezione avviene tra i 30 e i 120 giorni di gestazione il virus arriva al feto, e non viene riconosciuto come estraneo, e quindi non sviluppa una reazione immunitaria; questo comporta la nascita di un vitello normale, ma persistentemente infetto dal virus BVDV, che può essere asintomatico.

Nel mio allevamento c’è la BVD?

Per accorgersi della presenza di questo temibile virus si possono analizzare:

  • A) Sintomi clinici:
    • apparato digerente: diarrea, lesioni erosive a livello orale, evidente interessamento delle strutture linfatiche.
    • apparato riproduttivo: aborto, riduzione del tasso di concepimento, aumento dei riassorbimenti e nascita di soggetti malformati.
    • sistema immunitario: aumento di patologie infettive in allevamento, quali forme respiratorie, mastiti, forme enteriche.
    • negli immunotolleranti, dove la manifestazione clinica con maggiori ripercussioni sulla salute dell’animale è identificata come “malattia delle mucose” (MD), l’esito è invariabilmente letale.

 

  • B) Analisi di laboratorio
    • Diagnosi indiretta, rivolta alla ricerca di anticorpi specifici per BVDV nel siero di sangue e/o nel latte;
    • Diagnosi diretta, tendente alla ricerca della presenza del virus in sé o, con alcune metodiche, del RNA virale.

L’ esame virologico eseguito a partire da un campione di tessuto sembra essere una delle strategie più efficaci per identificare ed eliminare tempestivamente i vitelli immunotolleranti. Questo tipo di analisi può cominciare poco dopo la nascita, effettuando il prelievo di una piccola porzione di tessuto cartilagineo dall’orecchio.

Ti invito a guardare questo video, se ancora hai dei dubbi.

https://www.youtube.com/watch?v=FDiRPIplSmE

 





DA SEMPRE, CON VOI




+39 331 9145483 CLINICA

+39 349 6052345 BUIATRIA


AUTORIZZAZIONE SANITARIA 898/2012

Direttore Sanitario Dr. Giacomo Riva iscritto all’Ordine dei Veterinari di Parma al n° 487




Copyright Centro Veterinario San Martino 2018. Tutti i diritti riservati. P.IVA: 02782610345



Copyright Centro Veterinario San Martino 2018. Tutti i diritti riservati. P.IVA: 02782610345