Il diabete mellito è indubbiamente una delle più frequenti malattie endocrine sia del cane che del gatto. Si tratta di un insieme di disturbi metabolici caratterizzato da uno stato di iperglicemia persistente dovuto a un deficit di secrezione e/o di azione dell’insulina (ovvero l’ormone prodotto dal pancreas che ha la funzione di mantenere sotto controllo la concentrazione di glucosio nel sangue).
In Medicina Veterinaria non esistono criteri internazionalmente accettati per la classificazione del diabete, tuttavia, la malattia viene comunemente distinta in:
- Diabete mellito di tipo 1: forma più frequente nel cane, per il quale è riconosciuta una predisposizione di razza e una forte base genetica. Si tratta di una malattia autoimmune multifattoriale che determina la distruzione delle cellule pancreatiche deputate alla produzione di insulina, con progressiva carenza della stessa.
- Diabete mellito di tipo 2: forma più frequente nel gatto. Il pancreas produce insulina correttamente, ma alcuni fattori come l’iperglicemia, l’obesità e l’inattività determinano un aumento dell’insulinoresistenza, rendendo questo ormone meno efficace. E’ stato dimostrato che i gatti obesi sono 4 volte più predisposti a sviluppare il diabete rispetto ai gatti normopeso.
L’obiettivo del trattamento nel paziente diabetico consiste nel controllo della glicemia attraverso una corretta terapia dietetica associata alla somministrazione di insulina e appropriato esercizio fisico. Per una corretta gestione alimentare del diabete è necessario tenere conto non solo delle caratteristiche nutrizionali della dieta ma anche delle quantità e delle modalità di somministrazione.
Le proprietà nutrizionali della dieta:
1. L’acqua
Per quanto possa sembrare scontato, è giusto sottolineare l’importanza della costante presenza di acqua fresca a disposizione, in funzione della poliuria e polidipsia che ne caratterizzano il quadro clinico.
2. I carboidrati digeribili
La scelta della fonte di amido da includere nella dieta è di estrema importanza in quanto condiziona direttamente la glicemia post-prandiale. Amido e zuccheri sono, difatti, costituiti da glucosio. Tra le diverse fonti di carboidrati impiegabili nell’alimentazione del cane andrebbero preferite quelle ricche di fibra solubile come alcuni cereali (orzo, avena, segale) e alcuni legumi (piselli, fagioli, lenticchie). L’effetto gelificante di questo tipo di fibra rallenta i processi digestivi e aiuta ad evitare bruschi aumenti della glicemia post-prandiale. Sarebbe da evitare, invece, l’impiego di alimenti ad alto indice glicemico come riso, frumento, mais e patate, così come la somministrazione di snack semi-umidi (generalmente molto ricchi di zuccheri che ne migliorano la conservabilità), in quanto possono causare picchi glicemici molto elevati. Anche la quantità di amidi della dieta influenza la glicemia e dovrebbe essere limitata, soprattutto nel gatto, la cui attitudine carnivora rende più difficile la gestione del glucosio che origina dalla digestione dei carboidrati.
3. La fibra
Oltre ad essere utile per il controllo della glicemia post-prandiale, l’impiego di alimenti ricchi di fibra aiuta a ridurre la densità energetica della dieta, favorendo la perdita di peso in presenza di obesità o sovrappeso.
4. Le proteine
Le diete per cani e gatti diabetici sono in genere ricche di proteine. In particolare nel gatto, diete molto ricche di proteine e povere di amido stimolano la gluconeogenesi epatica determinando una immissione costante di glucosio nel sangue ed evitando i picchi glicemici che caratterizzano l’assunzione di un pasto ricco di carboidrati.
5. I grassi
A causa delle dislipidemie (ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia) che spesso caratterizzano il diabete è opportuno non eccedere con il tenore di grassi. Tra le fonti lipidiche impiegabili può essere utile inserire l’olio di pesce (come l’olio di salmone), in quanto gli omega-3 in esso contenuti possono contribuire a trattare le dislipidemie e sembrano migliorare il controllo della glicemia nel gatto attraverso una riduzione dell’insulinoresistenza.
Infine, la dieta deve contenere quantità adeguate dei nutrienti persi a causa della poliuria (magnesio, elettroliti, vitamina D, vitamine idrosolubili). Possibili benefici sul metabolismo di grassi e zuccheri sembrano anche associati all’integrazione della dieta con cromo e antiossidanti (quercetina e altri polifenoli di origine vegetale).
La gestione alimentare:
Una volta scelta la dieta più appropriata, rimangono da definire la quantità di cibo e il numero di pasti che l’animale riceverà quotidianamente.
Come si è già detto spesso il diabete mellito di tipo 2 è associato ad una condizione di obesità ed esiste evidenza del fatto che, molte volte (circa nel 30-40% dei casi), riportando l’animale al proprio peso forma l’insulinoresistenza regredisce fino alla risoluzione del quadro clinico. In questi casi la quantità di cibo verrà calcolata in modo da favorire il dimagrimento del gatto attraverso una restrizione del contenuto calorico.
Il numero e l’orario dei pasti dovranno essere il più costanti possibile. In genere, nel caso del cane, si procede alla somministrazione di due pasti giornalieri seguiti dalla somministrazione di insulina. Nel gatto, nonostante la doppia somministrazione giornaliera di insulina, il cibo può rimanere a disposizione coerentemente con il normale comportamento alimentare di questo animale.
In conclusione, la gestione del diabete mellito non può prescindere dalla corretta gestione dell’alimentazione del paziente. Nel gatto in particolare, questa patologia è spesso la conseguenza di una situazione di insulinoresistenza secondaria ad obesità e la correzione del sovrappeso rappresenta una possibile via di remissione della malattia. Con un diabete ben controllato, l’aspettativa di vita di un paziente diabetico è simile a quella di un soggetto sano.