Sulla linea di pensiero del “prevenire è meglio che curare”, vi invito ad affacciarvi al mondo della medicina preventiva. Si tratta di essere proattivi, e non passivi, nei confronti della salute. Salva tutti i pazienti? Assolutamente no. E allora che senso ha? A me, medico veterinario, basta che ne salvi qualcuno.
Lo sappiamo bene: non abbiamo la capacità divina di impedire la diffusione e l’evoluzione degli stati morbosi, eppure qualche strumento ce l’abbiamo. E ve lo proponiamo, nero su bianco: far controllare periodicamente il vostro amico a quattro zampe permette di mettere in evidenza eventuali sintomi che magari a voi sfuggono: che si tratti di un esame del sangue o di un dettaglio messo in luce durante la raccolta dell’anamnesi (“ultimamente beve come un matto, ho pensato che magari ha solamente tanta sete?”), potrebbe essere un’informazione chiave che se raccolta dal medico veterinario allunga l’aspettativa di vita dell’animale.
Ci sono una serie di controlli periodici che si rivelano utili in questo senso: il primo di tutti è una visita clinica normale, eventualmente corredata di esami ematobiochimici di base.
Ci sono poi fattori come età, predisposizione di razza, presenza di sintomi clinici compatibili con un cane dall’aspetto sano, che concorrono a identificare il paziente che necessita di uno studio più approfondito.
Quando diventa importante richiedere, ad esempio, una visita cardiologica?
Trovate qualche informazione in più a questi link: